La relazione più significative della vita di una persona disabile, quella destinata a durare più a lungo, di norma anche per molti anni dopo la scomparsa dei genitori è: la relazione fraterna.
L’interesse per il la relazione fraterna è relativamente recente, e lo è ancora di più l’interesse per i fratelli di bambini con disabilità: infatti queste relazioni, a differenza di quelle tra coniugi e tra genitori e figli, in particolar modo disabile, sono state a lungo ignorate e sono rimaste in penombra.
Tuttavia sono molti i contributi che consentono di apprezzare quali potrebbero essere i vantaggi della comprensione dei processi d'adattamento familiare alla nascita di un bimbo disabile e l'importanza di sostenere tali processi cruciali, sia dal punto di vista del benessere della famiglia e dei suoi diversi componenti, sia da quello dell'acquisizione delle diverse abilità da parte del bambino disabile.
La relazione fraterna inizia ad essere indagata in maniera approfondita dalla metà degli anni ’50.
Alla fine degli anni’70, con gli anni ’80, ed in particolare con l’inizio degli anni ’90, si assiste allo studio della relazione fraterna, vista sempre più intesa e letta come propria di un sotto sistema familiare che interagisce con gli altri sottosistemi presenti.
Sono soprattutto i lavori di Judith Dunn e dei suoi collaboratori a richiamare l’attenzione non solo sui fattori familiari che influisconosulla relazione tra fratelli, ma anche su quelli che essa definisce fattori ambientali non condivisi, ossia i trattamenti differenziali dei genitori nei confronti dei figli e infine, i differenti eventi della vita cui ciascuno si trova
ad affrontare.
L’interesse per questa relazione è nata per due motivi principali: essendo la relazione più lunga che i fratelli sperimentano, una volta che i genitori saranno impossibilitati a occuparsi del fratello disabile, sarà l’altro o gli altri fratelli ad averne cura, questo, sarà possibile solo se la relazione tra i due si è costruita positivamente nel corso della loro vita.
L’interesse per il la relazione fraterna è relativamente recente, e lo è ancora di più l’interesse per i fratelli di bambini con disabilità: infatti queste relazioni, a differenza di quelle tra coniugi e tra genitori e figli, in particolar modo disabile, sono state a lungo ignorate e sono rimaste in penombra.
Tuttavia sono molti i contributi che consentono di apprezzare quali potrebbero essere i vantaggi della comprensione dei processi d'adattamento familiare alla nascita di un bimbo disabile e l'importanza di sostenere tali processi cruciali, sia dal punto di vista del benessere della famiglia e dei suoi diversi componenti, sia da quello dell'acquisizione delle diverse abilità da parte del bambino disabile.
La relazione fraterna inizia ad essere indagata in maniera approfondita dalla metà degli anni ’50.
Alla fine degli anni’70, con gli anni ’80, ed in particolare con l’inizio degli anni ’90, si assiste allo studio della relazione fraterna, vista sempre più intesa e letta come propria di un sotto sistema familiare che interagisce con gli altri sottosistemi presenti.
Sono soprattutto i lavori di Judith Dunn e dei suoi collaboratori a richiamare l’attenzione non solo sui fattori familiari che influisconosulla relazione tra fratelli, ma anche su quelli che essa definisce fattori ambientali non condivisi, ossia i trattamenti differenziali dei genitori nei confronti dei figli e infine, i differenti eventi della vita cui ciascuno si trova
ad affrontare.
L’interesse per questa relazione è nata per due motivi principali: essendo la relazione più lunga che i fratelli sperimentano, una volta che i genitori saranno impossibilitati a occuparsi del fratello disabile, sarà l’altro o gli altri fratelli ad averne cura, questo, sarà possibile solo se la relazione tra i due si è costruita positivamente nel corso della loro vita.