venerdì 28 novembre 2008

fratellanza


La relazione più significative della vita di una persona disabile, quella destinata a durare più a lungo, di norma anche per molti anni dopo la scomparsa dei genitori è: la relazione fraterna.
L’interesse per il la relazione fraterna è relativamente recente, e lo è ancora di più l’interesse per i fratelli di bambini con disabilità: infatti queste relazioni, a differenza di quelle tra coniugi e tra genitori e figli, in particolar modo disabile, sono state a lungo ignorate e sono rimaste in penombra.
Tuttavia sono molti i contributi che consentono di apprezzare quali potrebbero essere i vantaggi della comprensione dei processi d'adattamento familiare alla nascita di un bimbo disabile e l'importanza di sostenere tali processi cruciali, sia dal punto di vista del benessere della famiglia e dei suoi diversi componenti, sia da quello dell'acquisizione delle diverse abilità da parte del bambino disabile.
La relazione fraterna inizia ad essere indagata in maniera approfondita dalla metà degli anni ’50.
Alla fine degli anni’70, con gli anni ’80, ed in particolare con l’inizio degli anni ’90, si assiste allo studio della relazione fraterna, vista sempre più intesa e letta come propria di un sotto sistema familiare che interagisce con gli altri sottosistemi presenti.
Sono soprattutto i lavori di Judith Dunn e dei suoi collaboratori a richiamare l’attenzione non solo sui fattori familiari che influisconosulla relazione tra fratelli, ma anche su quelli che essa definisce fattori ambientali non condivisi, ossia i trattamenti differenziali dei genitori nei confronti dei figli e infine, i differenti eventi della vita cui ciascuno si trova
ad affrontare.
L’interesse per questa relazione è nata per due motivi principali: essendo la relazione più lunga che i fratelli sperimentano, una volta che i genitori saranno impossibilitati a occuparsi del fratello disabile, sarà l’altro o gli altri fratelli ad averne cura, questo, sarà possibile solo se la relazione tra i due si è costruita positivamente nel corso della loro vita.

venerdì 21 novembre 2008

i nuovi occhi


Domenica 16 novembre sono stata chiamata dalla comperativa di cui faccio parte, per accomopagnare i disabili al circo di Moira Orfei, che occasionalmente si trovava a Vicenza.
Erano tutti entusiasti dell'esperinza che stavano per vivere, perchè per molti era la prima volta che assistevano ad uno show circense.
Appena entrati nel tendone si sono accorti di tutti i particolari come stelline sul tetto, frecce rosse sparse sulle gradinate e così via, particolari che personalmente non avevo mai notato, pur essendoci andata già molte volte.
Occupati i posti, e dopo che mi è stato chiesto ripetutaente dal disabile che avevo vicino se ci vedevo bene dalla mia posizione, inizia lo spettacolo con dei pagliacci che suscita in loro grande divertimento.......
Il momento più bello in assoluto è stato quando hanno fatto il loro ingresso gli animali, cammelli elefanti ma soprattutto uccellini che il domatore faceva volare sopra le teste degli sprettatori, il volo era accopagnato da una musica di sottofondo molto romantica che rendeva l'atmosera ancora più magica.......
ad un certo punto però il mio coinvolgimento di quel momento è stato distolto alla vista di un comportamento al quanto insolito di un utente che si trovava al mio fianco: si stava infatti coprendo il capo con degli insoliti fazzoletti di carta........gli chiesi allora il motivo di tale gesto e la sua risposta fu totalmente sorprendente:"......sono bellissimi, però non sono più cosi belli se mi schitano in testa...quindi mi copro con questi fazzoletti dato che non ho il cappuccio......"
A quel punto iniziai a ridere incuriosendo anche gli altri utenti che a loro volta notarono la scena cominciando a ridere anche loro.....
Dopo essersi accertato l'assenza completa di "escrementi" animale sul capo l'utente, forse anche indispettito dalla nostra risata" si tolse i fazzoletti.
Un altro momento che merita di essere raccontato è l'esibizione dei trapezisti......alla vista delle loro accrobazie gli utenti infatti hanno cominciato a essere preoccupati per la vita degli stessi atleti.......erano unfatti molto agitati e continuavano a ripetere:"... stai attento, .....mamma mia se cade si fa proprio male... è matto.....io non lo farei mai.....".
Ai loro occhi queste esibizioni erano altamente pericolose, cose da non fare proprio mai......tuttavia al termine dello show, vedendo gli acrobati sorridenti e "tutti interi" si sono tranquilizzati.......
Vivere questa esperienza è stato bello poichè pur essendo lo stesso circo, lo stesso spettacolo, grazie ai disabili ho potuto osservarlo con occhi diversi, occhi con cui solo i disabili possono vedere .....

venerdì 14 novembre 2008

la solitudine


Sono molti i disabili che conducono una vita solitaria, basata unicamente
sull'affetto dai propri cari, perchè vivono la propria esistenza tra
l'indifferenza di coloro che ritendosi "superiori" non si interessano
minimamente alla situazione di disagio e sofferenza che ogni giorno
investe i più deboli.
Ma se queste persone "superiori" un giorno abbandonassero i propri pregiudizi, capirebbero che proprio le persone più deboli, come i disabili, sono in realtà i più forti, poichè ogni istante della loro vita devono dimostrare a tutti, soprattutto a loro stessi, di farcela da soli, di saper affrontare tutti gli ostacoli che la vita pone davanti con le propie forze.
E' ovvio che le loro sfide quotidiane non sono paragonabili alle sfide che incombono su un padre di famiglia, tuttavia in proporzione alle loro capacità, limitate dal disagio, oserei dire che il disabile si espone sempre di più, lotta ogni giorno per costruirsi un futuro migliore.
Azioni che per noi sono all'ordine del giorno come salire o scendere da un pulman, per loro diventano vere a proprie sfide quotidiane.......per non parlare di coloro che hanno una disabilità fisica e che quindi si ritrovano in una carozzella...per loro lo spostarsi è molto difficile senonchè impossibile.
Il nostro paese, solo da pochi anni, si è interessato ad aiutare il disagio attraverso finanziamenti finalizzati alla costruzione di cooperative, soggiorni, servizi, introducendo anche attrezzature
come i mezzi pubblici, che facilitano lo spostamento dei disabili, rendendoli così un pò più autonomi.
In questo modo il disabile esce dalla sua condizione di dipendenza assoluta che crea in lui solamente rabbia e dolore, ma vive un'esistenza, per quanto possibile, tale da meritare di essere vissuta.
Il nostro stato, basato sul diritto, deve assicurare proprio a ciascun cittadino il diritto di avere possibilità, occasioni per vivere una vita che merita di essere vissuta.
Purtroppo però il nostro paese, a mio avviso, deve ancora fare molto per garantire il rispetto di una vita dignitosa ai disabili....."la storia ci insegna però che un lungo cammino si cosrtuisce sempre su piccoli passi in avanti".......

venerdì 7 novembre 2008

........LA SOCIETA' AIUTA.....


L’integrazione sociale, che passa attraverso la relazione, delle persone diversamente abili non può in alcun modo prescindere dal contesto familiare.
La condizione di disabilità fra i giovani comporta una loro permanenza nel nucleo d’origine pertanto la famiglia rimane il perno fondamentale di riferimento per le persone disabili, per cui l’azione dei genitori è fondamentale nell’assicurare uno sviluppo cognitivo e armonico della persona.
L’handicap si configura come evento critico per eccellenza, che mette in evidenza gli stili di funzionamento familiare, le risorse che la famiglia è in grado di mobilitare, la sua adeguatezza o meno nello svolgimento dei compiti di sviluppo del ciclo di vita e le modalità con le quali essa si rapporta con l’ambiente che la circonda.
Importante è la percezione che la famiglia ha della situazione, una visione troppo negativa, in particolare del figlio e del proprio ruolo genitoriale, non permette alla coppia di utilizzare e sfruttare tutte le risorse disponibili per iniziare un processo di adattamento e di riorganizzazione necessario per un buon funzionamento del sistema familiare.
Ecco perchè la società cerca di alleviare la responsabilità della famiglia nei riguardi del disabile, attraverso figure come l'educatore, in modo che la famiglia non si senta sola nell'affrontare questa difficile situazione.

......IL DIFFICILE COMPITO.....


Il lavoro che più è a stretto contatto con..." la relazione con l'altro" è l'educatore.
Questa figura infatti, ogni singolo istante deve confrontarsi con l'altro, con un nuovo mondo, una nuova livertà da rispettare ma nello stesso tempo da educare.
L'educatore deve avere un equilibrio interno non indifferente, poichè ogni volta deve mettere in gioco la sua persona, deveessere.... stabile e dinamico, ....... severo e accondiscendente, .....amico ed educatore nello stesso tempo.
Deve sempre guardare avanti, e non fersi mai coinvolgere troppo dalle situazioni,
mettendoci tuttavia tutto se stesso in ogni progetto.
Questo impeno continuo, senza alcuna aspettativa del risultato, è un valore fondamentale, poichè serve all'educatore per tutelarsi da eventuali frustazioni, che rischiano di condizionare tutta la sua sfera professionale, intoducendosi anche in quella personale.
Se il risultato rispecchia le aspettative, comnunque l'educatore non deve rilassarsi troppo cullandosi sul suo successo, perchè ha altri utenti che dipendono dal suo supporto;
se il risutato è un fallimento non deve comunque lasciarsi investire da un sentimento di frustazione perchè ancora una volta deve risultare ottimista e impegnato in ciascun percorso degli altri utenti.
Ecco perchè l'importanza fondamentale per l'educatore di controllare, dominare le emozioni, affichè non siano queste a dominarlo.

.....IL DIFFICILE EQUILIBRIO.....


L'esperienza con i disabili è stata per me una vera e propria risorsa sia dal punto di vista scolastico, sia dal punto di vista umano.
Mai avrei creduto che un semplice sorriso, un semplice abbraccio potesse assumere un significato così importante.
I disabili infatti sono molto più sincere di noi e quindi se non stai loro simpatico non fingono comportamenti ipocriti, ti evitano o ti ignorano.
Altre volte invece, quando la situazioe è più grave, dove infatti ci sono problematiche molto complesse, è difficile relazionarsi con loro sia per esprimersi, sia per comprendere......anche perchè più l'utente presenta problemi comportamentali, più sviluppa una innata sensibilità, per cui ogni tuo massaggio verbale o non verbale viene filtrato dai loro "modi" di pensare creando così una reazione più o meno conscia.
Allora ecco perchè un abbraccio di una persona, con molte difficoltà di relazione, diventa un gesto che ti riempie il cuore.
Cuore che però soffre quando la reazione dell'altro è di allontanamento per un tuo errato modo di porti.
Basta un semplice sbaglio per distruggere un rapporto costruito con fatica per molto tempo.

....LA MIA ESPERIENZA.....


Per mettermi alla prova ho intrapreso un'esperienza in una cooperativa di disabili al mio paese: inanzittutto perchè posso capire cos'è il mio lavoro in pratica,
infatti seguo un'educartice molto competente che mi fa leggere i problemi quotidiani degli utenti attravero occhi competenti e professionali,
ma anche perchè voglio vedere se quello che immagino del mio lavoro rispichia la realtà. Allora ho partecipato ad un progetto:"sollievo alle famiglie".
Questo proggetto organizza viaggi di due o tre giorni nei week-end, dove gli utenti possono fare un'esperienza diversa dalla loro normale routin,
e le famiglie vengono in qualche modo "sollevate" dal continuo accudimento dei loro cari disabili.

.....LA MOTIVAZIONE DELLA SCELTA....


Prima di inoltrarmi sulle riflessioni
dell'argomento vorrei spiegare il motivo per cui
ho scelto questo ambito......

Conoscere l'altro, scoprire il suo mondo, mi ha
sempre affascinato, perchè si è sempre rivelato
una risorsa che, sia nel male che nel bene, mi dava qualcosa, un "mattoncino"che formava la mia esprerienza di vita.
Il confroto con l'altro apre nuove ottiche per vedere il mondo, nuovi sguardi critici per leggere il passato e nuove prospettive per sognare il futuro.

giovedì 6 novembre 2008

......IL MIO ESORDIO....

Cia0 a tutti,

Io sono kELLY e sto frequentando il primo anno del corso di laurea in scienze dell'educazione, con l'indirizzo di educatore sociale e animatore culturale, qui a Rovigo.

Questo bloog rappresenta una vera e propria conquista per me, in quanto non avrei mai immaginato che con le mie capacità di informatica, e vi devo dire che sono vermente poche, sarei riuscita ad avere un mio personale bloog.

Quindi invito tutti coloro che avessero voglia di fare un proprio intervento, di scrivermi e condividere con me il propio pensiero...........